Milano ha offerto tutto questo ed anche di più, coniugando business e cultura, stringendo partnership tra marchi e categorie merceologiche in nome di una visibilità che è già diventata visione. I giornali nei giorni precedenti avevano già veicolato gli utenti sui “must to see”, quindi i distretti del design in via Tortona, la capatina a Brera, la visita allo show-room dell’azienda che compie 30/50/60 anni, le installazioni di via Balzaretti, ma anche all’Università degli studi di Milano, la Triennale di Milano, Palazzo Reale, la Pinacoteca di Brera, con il suo onirico Orto botanico …e poi centinaia di negozi, corti interne di palazzi signorili adibite a giardini privati aperti al pubblico, le vie dello shopping che diventano esse stesse salotti espositivi, un tessuto urbano che si fa intimo, invitandoci a fruirne l’incanto. Lasciate nel cassetto le copie commissioni (residuato di un tempo che fu) le aziende oggi vogliono raccogliere dati più che ordini, consensi informati più che bonifici, si preparano e ci preparano al Metaverso dove le Design Week le vedremo in tutto il mondo, comodamente seduti sulle poltrone di casa.
Pensando a quel giorno come ad un miraggio lontano, continuo a godere la mia realtà sperando che duri più a lungo possibile.
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