In questi giorni si è parlato tanto di film italiani che hanno avuto successo nel mondo e che sono stati riprodotti in tanti paesi, come è accaduto per “Perfetti sconosciuti” di Paolo Genovese, film che sembrano pièces teatrali, che puoi guardare tante volte ed hanno sempre qualcosa da trasmettere.
“Grazie ragazzi” , il film diretto da Riccardo Milani, riconcilia con certe pellicole d’autore, che grazie alla caratterizzazione dei personaggi e al talento degli attori, possono diventare cult movie. In questo caso si tratta di un remake, dove la storia offre buoni spunti, ma l’interpretazione da sicuramente un “quid pluris” all’intero film.
C’è ironia, cultura, denuncia sociale, ma soprattutto tanta umanità, tutto su piani differenti e non totalizzanti. Il teatro come rivalsa, come superamento di certi limiti, anche quelli doppiamente angusti di un penitenziario, dove andare oltre sè stessi o è una pratica quotidiana oppure è un traguardo impossibile.
C’è vita in questo film, ed è una vita in cui tutti possiamo riconoscerci, dolori, grasse risate, fiducia, diffidenza, fallimenti, disillusioni e pregiudizi, un mix irresistibile che fino all’ultimo frame riserva sorprese e tiene acceso l’interesse. Albanese è in uno stato di grazia.
Non mi lascerei scappare l’occasione di andare al cinema, dove il fascio di luce che si proietta sullo schermo ha sempre il suo fascino e dove tutto è amplificato, non solo l’audio e i film, diciamocelo, sono ancora più belli da vedere!
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